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Uscite di oggi:

Esce oggi Una festa in nero di Alice Basso per Garzanti editore.

Un po’ di dettagli della trama di quella che sarà l’ultima avventura di Anita Bo, e che aspettavo con curiosità.

Torino, 1935. I fari della Balilla Spider Sport fendono il buio della notte. Il fatto che al volante ci sia una donna potrebbe sembrare strano, ma non se si tratta di Anita. Sono mesi, infatti, che fa cose poco consone, per non dire disdicevoli, sicuramente proibite. Come rimandare il matrimonio con Corrado solo per il desiderio di lavorare. Oppure scrivere, sotto lo pseudonimo di J.D. Smith, racconti gialli ispirati a fatti di cronaca per portare un po’ di giustizia dove ormai non ne esiste più. Un segreto che condivide con Sebastiano Satta Ascona, direttore della rivista “Saturnalia”. E a essere sinceri scrivere non è l’unica cosa proibita che fanno insieme…
Ma ora qualcosa è cambiato, ed è il motivo per cui Anita si trova a bordo di una macchina. Qualcuno ha iniziato a seguirli, e con le spie meglio non scherzare, di questi tempi. Meglio fare quello che chiedono. Anche se non è giusto. Anche se le richieste minacciano di stravolgere l’esistenza pacifica degli amici più stretti: la saggia Clara, l’irriverente Candida, la dolce Diana, l’affascinante Julian, il ribelle Rodolfo e, ovviamente, Sebastiano. II suo Sebastiano. Perché vivono in anni così difficili? Perché non possono fidarsi di nessuno? Perché non smettono di attirare attenzioni indesiderate? Anita non ha le risposte, ma i protagonisti delle storie gialle che ha imparato ad amare la esorterebbero a non avere paura. Perché il pericolo è il sale della vita. Eppure, Anita non è abituata a fuggire. Non è abituata a mentire. All’improvviso, si trova in uno dei racconti di J.D. Smith, e non ha la minima idea di come potrà andare a finire.

Ringrazio la casa editrice per l’invio della copia

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BlogTour Ricordi di Sanditon – DB Thomas – Vintage Editore:

Località balneari ai tempi di Jane Austen

Bentrovati al secondo appuntamento con il BlogTour dedicato a Ricordi di Sanditon di DB Thomas, edito da Vintage Editore, con traduzione di Maria La Battaglia.

Ricordi di Sanditon:

Ricordi di Sanditon ipotizza un proseguimento per l’ultima opera di Jane Austen, che rimase incompiuta per la morte dell’autrice e di cui possediamo solo alcuni capitoli. La continuazione di DB Thomas prende le mosse da questi e dalle suggestioni della serie tv PBS (allora non rinnovata) ambientata proprio nella località balneare immaginaria di Sanditon che presto è diventato il titolo con cui è conosciuto questo frammento.

Le località sul mare e Jane Austen:

Già in altri testi austeniani compaiono località marittime e della costa, pensiamo su tutti a Lyme in Persuasione o alle tentazioni di Brighton in Orgoglio e Pregiudizio, ma in Sanditon la presenza del mare, e di una prima stazione balneare, attira la curiosità di molti di noi lettori. Curiosità rafforzata, a maggior ragione, dopo la resa sullo schermo della serie tv, che ci permette di visualizzare il particolare modo di “andare al mare” tipico del tempo della Austen.

Tra le cittadine costiere famose e le mete più richieste nel periodo della Reggenza vi sono la nota Brighton (come ci ricorderebbe Lydia Bennet!), Sidmouth, Weymouth e Lyme, per citarne alcune.

Strutture simili alle bathing machine… James Ensor, on the Beach, KMSKA, Anversa (foto di @unlibroinborsa).

In questo momento storico il turismo era ancora agli albori e, come possiamo facilmente intuire, si spostavano per questo fine solamente le classi sociali più elevate che disponevano di denaro e tempo libero. Con il tempo, si iniziò a passare da esigenze di viaggio legate a periodi dell’anno, o per ragioni formative e di accrescimento della propria cultura all’idea di viaggiare per puro piacere. Le località marittime si dotarono così, sempre più, di abitazioni, strutture ricettive, a volte terme, e attrazioni come biblioteche, sale da ballo, mercerie, atelier, passeggiate e, purtroppo, pure case da gioco. Alcune stampe riportano dei modelli di abiti femminili da sfoggiare in queste città, sebbene non sia sempre facile distinguere se tra tali abiti alcuni fossero destinati espressamente a essere utilizzati come antenati poco pratici dei “costumi” da bagno.

In Ricordi di Sanditon la cittadina di mare, al centro dell’ambizioso progetto di Tom Parker, è lo scenario privilegiato e offre a noi lettori l’occasione di passeggiare in compagnia sulla spiaggia, sulla scogliera e di provare l’ebbrezza di un bagno in mare secondo le usanze del tempo.

Della spiaggia vera e propria sappiamo, grazie a testi e stampe (e, se vogliamo un aiuto all’immaginazione, aggiungiamo le immagini della recente serie tv, per chi la ha vista) che anche per le donne era possibile godere di una nuotata, che avveniva grazie alle cosiddette “carrozze da bagno” o Bathing machine.

Foto della spiaggia, con le riproduzioni delle bathing machine, dal set di Sanditon tratta da:
https://www.cornwalllive.com/news/celebs-tv/itvs-sanditon-filmed-uks-most-3273495

La bathing machine era, appunto, una carrozza, in legno e tela, trainata da cavalli con due porte sui lati corti per permettere l’accesso al mare anche alle donne con il dovuto rispetto della privacy e del decoro. Le carrozze da bagno furono inventate già all’inizio del 1700 da Benjamin Beale, e consentivano ad una signora rispettabile di entrare e cambiarsi al suo interno, lontano da occhi indiscreti, grazie all’aiuto di altre donne come assistenti. Dentro la bathing machine vi erano due piccole finestrelle e una panca, così che la nostra bagnante potesse indossare una tenuta più consona (almeno per l’epoca regency!) a un bagno in mare: un abito semplice di flanella o di mussola utilizzato per questo scopo. Intanto la vettura veniva portata un po’ più al largo, in modo che l’acqua arrivasse all’incirca al pavimento. A questo punto i cavalli venivano staccati e attaccati dal lato rivolto verso la riva. E, finalmente, le bagnanti, scendendo i gradini rivolti verso il mare aperto, potevano gustare un bagno, senza scandalo, protette e con l’aiuto delle inservienti dedicate a questo lavoro, chiamate bathing woman.

“Carrozze da bagno” o Bathing machine. Immagine tratta da https://en.wikipedia.org/wiki/Bathing_machine

Una volta conclusa la nuotata le donne rientravano nelle bathing machine che rientravano a riva. A conclusione una dama ridiscendeva, perfettamente asciutta e abbigliata di tutto punto, proprio come prima dell’immersione. Naturalmente si trattava di un’usanza per le donne delle classi più elevate.

Per approfondire:

Alcune fonti e siti interessanti e utili per approfondire degli aspetti dell’argomento balneare e Sanditon e in cui trovare informazioni ulteriori:


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Natale a Longbourn:

Letture invernali e non solo

Oggi, con lo sfondo di una giornata dal pieno aspetto invernale, approfitto per condividere con un po’ di ritardo una delle mie ultime letture, che mi ha regalato dei momenti sereni e piacevoli e che potrebbe essere adatta a chi desidera tornare ancora in compagnia dei personaggi di Jane Austen.

Dopo settimane passate tra impegni lavorativi e familiari, preoccupazioni, (tentativi forse vani di) organizzazione varia e (l’inseguimento di) incastri di scadenze, ritorno a piccoli passi a pubblicare con un po’ più di regolarità.

Nonostante la mia percezione di leggera frenesia del periodo, e lista infinita di scadenze di gennaio e febbraio, non sono mancati momenti in cui gustare storie e pagine anzi come accade spesso, talvolta, anche una piccola pausa lettura appare quasi un antidoto o una sana boccata d’aria rinfrancante. E’ bello riscoprire il modo in cui queste storie regalano qualche minuto, o ora, di svago, di riflessione e ripresa. A maggior ragione se sono compagni di viaggi pendolari. 

E delle letture degli ultimi tempi, che hanno ancora una componente invernale e natalizia, torno finalmente a scrivere, approfittando delle temperature più rigide e di un meteo assai più freddo e piovoso. Inizio con un romanzo confortevole, con un tocco austeniano, che mi ha permesso di prolungare le sensazioni piacevoli e calde che accompagnano le feste e le vacanze. 

Si tratta di Natale a Longbourn di Karen Aminadra per Vintage editore che me ne ha proposto la lettura e che ringrazio per l’opportunità. Per una serie di incastri personali mi sono ritrovata immersa in una Longbourn innevata e addobbata a festa proprio mentre la mia quotidianità riprendeva il suo ritmo più intenso e, lo ammetto, è stato molto molto bello e rilassante.

Il romanzo è una delle continuazioni che l’autrice ha pensato per uno dei romanzi della Austen più amati e popolari, Orgoglio e pregiudizio, ambientato durante il periodo natalizio. La casa editrice barese sta portando in Italia e traducendo, da alcuni anni, titoli simili nella sua interessante collana Variazioni, che vi consiglio se amate il genere e ne siete incuriositi. Invece le storie più spiccatamente natalizie trovano il loro posto nella collana Christmas, proprio come Natale a Longbourn.

Natale a Longbourn:

Attenzione: un dettaglio della trama potrebbe costituire uno piccolo “spoiler” del precedente romanzo Wickham di K. Aminadra (Vintage Editore). Gli eventi narrati in Natale a Longbourn tuttavia richiamano solo un evento, ragione per cui può essere letto indipendentemente dall’altro romanzo e anche non in sequenza.

Bastano poche pagine per tornare a Longbourn, dove troviamo i coniugi Bennet e le due figlie Mary e Kitty, ancora non sposate.

In questa continuazione di Orgoglio e pregiudizio la Aminadra dedica la sua attenzione alle due sorelle, dopo che le maggiori si sono sposate, così come già accaduto a Lydia. Vediamo una Longbourn sotto la neve, mentre altre nevicate sembrano in arrivo, il tutto con grande inquietudine (e lamentele) di Mrs. Bennet che non riesce a darsi pace: se andrà avanti così non solo rischia di saltare il ballo ma come faranno a raggiungere Netherfield a Natale per ricongiungersi con Lizzie e Jane e le rispettive famiglie?

E, come se non bastasse, Mr. Bennet sembra non prendere sul serio le angustie della padrona di casa, così come le figlie nubili che, per di più, non ritiene affatto collaborative neppure sul versate matrimoniale, dopo che l’ultimo pretendente si è interessato alla cara e povera Lydia. A Longbourn ormai sono rimaste solo Mary e Kitty. La prima inizia a stancarsi di essere sempre relegata in disparte, esclusa e mai ascoltata, mentre la seconda è ancora provata da una forte delusione amorosa: l’uomo che era destinato a lei le ha preferito la più giovane sorella, fresca vedova di Mr. Wickham, con il suo carattere apparentemente più vivace e chiassoso. 

Mary si propone di migliorarsi, di provare a essere più aperta e dedicarsi a un’attività, domandandosi se sia destinata a una vita solitaria e da zitella o se pure lei possa mai imbattersi in un affetto speciale come le maggiori. Allo stesso tempo la giovane si chiede se sia possibile per lei avere un rapporto complice con la sorella che è rimasta a casa, la vede soffrire ma l’esclusione in cui è relegata non pare facilitare il loro avvicinamento. Kitty, invece, fatica ancora a riprendersi dalla delusione del mancato fidanzamento e, soprattutto, da quello che percepisce come tradimento della sorella minore e non solo di lei. Infatti la ragazza mal sopporta che le venga ricordato e lodato da tutti il recente matrimonio di Kitty: le pare un proprio fallimento, oltre che una scelta inopportuna per una vedova con un figlio. Allo stesso modo di Mary anch’essa si pone la domanda se sarà mai in grado di trovare marito con cui costruire una famiglia felice o se non sia una posizione da nubile quella che attende solo lei.

Così, complice un tempo che sembra trattenere tutti in casa, con la concessione solo di qualche passeggiata tra la neve, per le sorelle si presenta l’occasione per conoscersi realmente dopo anni e di cercare la propria strada e il proprio posto. E forse è il momento di farlo insieme. Si prospetteranno così momenti e confidenze sororali, nuove temporanee occupazioni che forniranno uno scopo alle ragazze (e ne sveleranno a loro stesse le abilità) e chiacchierate con amici recenti, ma non mancheranno parenti e vicini, alcuni impiccioni, altri alleati e gentili.

E a completare l’opera giungerà una delle peggiori tempeste di neve degli ultimi anni, che costringerà tutti i parenti arrivati per le feste, il nuovo parroco e alcuni vicini a trascorrere insieme i giorni di Natale a Longbourn, con gran preoccupazione iniziale di (e per) Mrs. Bennet.

Com’è andata la lettura:

Il romanzo è un’ottima occasione per tornare a visitare e a immaginare nuove storie con i personaggi di Orgoglio e pregiudizio una volta concluso il libro della Austen, un po’ come ritrovare amici durante le feste.

La narrazione è assai scorrevole, e trovo che si inserisca bene nel filone austeniano. Ho molto apprezzato questo proseguimento che rappacifica le sorelle, e ci consegna una Kitty esuberante ma più matura, visto il tempo passato, e insospettabile alleata di una Mary che sta subendo cambiamenti, graduali, senza tradire evidentemente il personaggio che emerge dal testo originale. Anche Jane e Lizzie, con i rispettivi consorti, pur non protagonisti si affiancano in maniera coerente con quelli che ricordiamo.

Ho gradito molto anche il ricreare qualche momento più ironico tra Mr. e Mrs. Bennet (e i suoi poveri nervi) e le figlie di modo che anche i genitori mantengano il loro carattere e si creino alcuni battibecchi.

Natale a Longbourn si legge davvero bene, anche ben dopo il periodo natalizio, riporta un tocco di leggerezza e ci propone degli spunti per immaginare la vita dei personaggi dopo aver chiuso il romanzo di Jane Austen. Anzi, devo ammettere di aver gradito ancor di più questa versione rispetto a quella scorta in Wickham, che ci consegnava solo una porzione della storia precedente agli eventi natalizi che ho trovato in queste pagine.

Un romanzo davvero gradevole, adatto per passare alcuni momenti sereni tra la neve (cartacea) che avvolge la casa e per gustare un proseguimento della storia (o un suo inizio) per i personaggi che ci hanno fatto compagnia nella lettura di uno dei classici più amati, e pure l’occasione per giocare con la Aminadra a immaginarne una continuazione.

Ringrazio la casa editrice Vintage per la copia digitale.

Dettagli:

Titolo: Natale a Longbourn

Autore: Karen Aminadra

Editore: Vintage Editore

Collana: Christmas

Pagine: 235

Formati: Cartaceo; ebook

Prezzi: cartaceo 10 euro; ebook 5,99 (oppure Incluso con Kindle Unlimited).

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Due tra le (belle) letture degli ultimi mesi:

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Per la brughiera di Martina Tozzi: alla scoperta della famiglia Brontë

Per la brughiera di Martina Tozzi: alla scoperta della famiglia Brontë in compagnia del GdL #autriciestoriedimenticate

Giusto in tempo, prima della conclusione dell’anno, vi racconto una lettura appena conclusa che ho apprezzato davvero molto e che vi consiglio, soprattutto se amate scoprire le vite e le vicende delle autrici del passato che più amate.

Per la brughiera è un romanzo che inserisco felicemente tra quelli per me più belli letti in quest’anno, non in una classifica (in fondo non saprei decidermi sui primi posti, da brava indecisa) ma quel gruppo – fortunatamente ampio – di bei libri che mi hanno donato ore piacevoli, profonde, divertenti, curiose, commoventi… insomma gioiose. Un gruppo, come amici intorno a una tavola.

Veniamo a noi! Mi sono da poco congedata dall’ultimo romanzo di Martina Tozzi Per la brughiera, edito da Nua editore, e dedicato alla famiglia Brontë: alle vicende delle sorelle e del fratello Branwell. Sono pagine davvero interessanti e piacevoli e finalmente, districandomi tra familiari, carte e pacchetti, teglie da infornare e commissioni in bilico tra le settimane di dicembre, Natale e capodanno, riesco a raccontare com’è andata la lettura.

Qualche piccola premessa:

Frequentando la pagina temo appaia abbastanza evidente che alcuni scrittori siano tra i miei preferiti, nelle loro parole – come penso accada a tante persone – trovo sempre qualcosa di nuovo o su cui valga la pena tornare, per scoprire nuovi aspetti o godere del piacere di ritrovarci tra qualcosa di caro e amato. E così avviene in particolare per Charlotte Brontë, con cui scoccò l’amore a partire da Jane Eyre, fino alla ricerca degli altri suoi titoli (come fare senza Shirley?), e non di meno con la sorella Anne.

Fu così che quando Nua Editore annunciò l’uscita di Per la brughiera rimasi incantata dall’idea di approfondire la conoscenza dei Brontë tramite un romanzo che si soffermasse sulla loro vita.

Poi nacque l’idea di partecipare al Gruppo di Lettura #autriciestoriedimenticate di Giorgia, Michela, Elisa e Samuela che, grazie alle sue tappe fosse un’occasione per scambiarci idee, consigli, impressioni e informazioni sul romanzo e sulle sue protagoniste e ci offrisse l’opportunità per condividere il momento della lettura.

Qualche accenno alla trama e all’autrice:

Per la brughiera è la storia romanzata della famiglia Brontë, scritta da Martina Tozzi.

Nel 1821 ad Haworth, un remoto paesino dello Yorkshire, immerso nell’impervia brughiera, un giovane reverendo, Patrick Brontë, resta vedovo con sei figli ancora piccoli di cui occuparsi. I fratelli trascorrono così un’infanzia isolata, nella tetra canonica piena di spifferi, circondati dalla natura e immersi nei loro giochi, sostenuti nella
solitudine da un’immensa fantasia, che permette loro di lasciare la brughiera e di vagare nei reami fantastici dell’immaginazione.
Lettori avidi e curiosi di tutto ciò che li circonda, i bambini riescono a trasformare la loro quotidianità spesso monotona in avventure esotiche.

Charlotte e Branwell sono ambiziosi, cercano un riconoscimento per la loro arte e si sentono andare stretti la canonica in cui sono cresciuti; Emily è libera e amante della natura, selvatica come la sua diletta brughiera; mentre Anne è la più tranquilla e dolce, ma allo stesso tempo risoluta e responsabile.

In un’epoca in cui il destino di una donna è quasi sempre quello di essere una moglie e una madre, le tre sorelle rivendicano la loro indipendenza e, guidate dall’intraprendenza di Charlotte, riescono ad affermarsi in un mondo quasi esclusivamente maschile, mettendo sulla carta i loro fantastici mondi interiori.

Storia e leggenda si fondono avvolgendo in un manto di affascinante bellezza gotica la vita delle tre sorelle Brontë, Charlotte, Emily ed Anne.

Martina Tozzi è nata a Siena, dove vive con i suoi gatti. Ha iniziato a scrivere da bambina e non ha mai smesso. Oltre alla scrittura, le sue passioni sono la storia, la poesia e gli animali. È profondamente interessata alle tematiche ambientali. Ha già pubblicato L’ultima Strega per HarperCollins e Il nido segreto per Nua Edizioni.

La mia lettura:

Ho trovato il romanzo davvero scorrevole e di piacevole lettura, la scrittura di Martina Tozzi invoglia a proseguire e, capitolo dopo capitolo, ad andare alla scoperta delle vicende delle sorelle, tanto da non accorgersi del numero di pagine (complice un po’ di isolamento casalingo mi sono trovata a metà libro senza neanche accorgermene).

Sono stata rapita già dalle prime righe, dalle descrizioni poetiche della brughiera e da come l’autrice abbia caratterizzato i singoli personaggi, fin dall’inizio e fin da bambini. Questo sia per le sorelle, che emergono con la loro individualità e il forte legame, sia per Branwell che condivide con loro sogni, aspirazioni e il magico mondo che creano insieme ma che sembra faticare nel “tenere il passo” con le aspettative riposte in lui dalla famiglia.

Già le primissime pagine portano il lettore nella canonica di Haworth, con la brughiera che si apre al di fuori di porte e finestre e che accompagna sempre la narrazione. Già l’inizio è particolarmente coinvolgente e commovente. (Mi scuso per il dettaglio un po’ inutile ed assai personale ma, lo ammetto, la capacità descrittiva e poetica dell’autrice ha risvegliato in me alcuni ricordi toccanti e mi ha richiesto di spezzare un po’ la lettura del primo capitolo, ma sono quei momenti in cui ci si accorge della ricchezza dei libri e di come ci accompagnano nella vita e nelle emozioni).

Pagina dopo pagina gli elementi storici e biografici della famiglia Brontë si intrecciano in maniera fluida e naturale con quelli più romanzati creando un crescendo da cui ho faticato a staccarmi. Anzi, la conclusione è stata molto coinvolgente, emozionante, anche dolorosa, e accompagnata da quella strana nostalgia che si prova sempre quando si gusta un bel romanzo.

Per la brughiera parte dalla morte della madre dei Brontë e segue l’infanzia dei giovani fratelli, amati e accuditi dal padre, dalla zia e dalle figure che li circondano, come Tabby, e con la compagnia di una sorta di altra protagonista costante che è la brughiera, a loro così cara. I fratelli crescono immersi nell’affetto familiare, nei grandi esempi e nei libri. I Brontë immaginano fin da subito un loro mondo, dove creare le loro avventure e i loro regni, le storie di una terra popolata di grandi uomini e donne e di avventure magnifiche. E’ un luogo immaginario che li accompagnerà sempre e stimolerà la loro creatività, la voglia di scrivere e di consegnare anche agli altri e ai posteri le diverse loro storie.

Attraverso i capitoli, introdotti da citazioni dagli scritti dei fratelli, conosciamo le vicende di Anne, Charlotte, Emily e di Branwell, percepiamo le grandi aspettative riposte in lui e le apparentemente più ristrette strade che si aprono, invece, per le donne: una scuola lontana da casa e la futura ipotesi di insegnare, o di divenire istitutrici, gli unici lavori femminili possibili e che, al tempo, erano ritenuti decorosi.

Il romanzo ci porta a seguire le sorelle nel loro doloroso trasferimento nel collegio, con le descrizioni della scuola lontana dall’amata brughiera e dalla casa accogliente, la stessa località che ispirerà poi Charlotte per le descrizioni dure di Lowood in Jane Eyre e le sue pessime condizioni, i lutti che ne seguono, e le successive esperienze scolastiche non sempre felici ma che portano inevitabilmente alla luce le loro capacità e, anche, il desiderio di narrare di Charlotte, Emily e Anne e il loro valore. E l’ambizione della maggiore.

E’ alla brughiera che le nostre protagoniste tornano e da essa attingono la loro maggiore ispirazione, nonostante gli ostacoli esistenti e, nonostante venga detto esplicitamente e chiaramente a Charlotte che non è compito di una donna scrivere e che non dovrebbe indugiare in simili attività.

Nel romanzo scopriamo anche le paure e le resistenze – talvolta le vere e pungenti insofferenze – delle tre sorelle rispetto al loro lavoro, i loro dubbi e degli episodi biografici che poi riverseranno nei loro testi.

Ho molto apprezzato come l’autrice sia riuscita a trasmettere in modo vivo ed avvincente la nascita delle opere delle sorelle, la loro quotidianità nella brughiera, il loro modo di scrivere, il loro riunirsi e camminare intorno al tavolo, o il desiderio del viaggio in Belgio che si impadronisce di Charlotte e la sua attuazione. Mi è molto piaciuto che il romanzo abbia dato spazio ai dubbi delle sorelle, alle loro speranze che sono descritti in maniera così coinvolgente. Ho amato come Tozzi sia riuscita a raccontare Anne e il proprio posto, a porre l’attenzione sulla sua genialità nel guardare e descrivere aspetti sempre assai attuali e a raccontarli nei suoi romanzi con una sensibilità eccezionale. Così come emerga l’animo di Emily o la fiera testardaggine di Charlotte.

Per la brughiera si sofferma sulla vicenda ardua della prima pubblicazione delle opere delle sorelle – con spunti attuali – e sulla preparazione delle edizioni da parte delle sorelle intorno al loro tavolo. E’ bello seguire la storia del successo dei loro romanzi pubblicati sotto pseudonimo, l’incredulità dell’editore nel conoscerle, i rapporti che ne nascono. I capitoli ci fanno sorridere o indignare insieme alle sorelle nel leggere le prime recensioni delle loro opere tra ammirazione e critiche e disquisizioni sull’identità del misterioso autore.

A conclusione della lettura devo ringraziare di cuore Martina Tozzi per aver raccontato in Per la brughiera delle tre sorelle Charlotte, Emily e Anne e di Branwell, per farceli conoscere ancor di più, e per aver messo su carta i dubbi delle giovani Brontë, la brughiera, per aver dato vita (rinnovata) alla figura di Charlotte (e di Anne, le mie due sorelle preferite).

Una lettura davvero scorrevole e piacevole, che avvicina ancora di più le nostre autrici e chi ebbe modo di star loro accanto, e che mi ha messo una gran curiosità e desiderio di scoprire anche le loro opere meno note e le lettere insieme alla voglia di approfondire la vita dei Brontë.

Un romanzo che consiglio se conoscente già le Brontë, se volete scoprire di più qualcosa su di loro o se siete curiosi, o affascinati dalla storia della letteratura e degli autori. Ma che consigli anche se cercate una scusa proprio per iniziare a conoscere (e a leggere) queste autrici, o se amate la brughiera, o se siete alla ricerca di una storia che vi conforti e vi regali riflessioni, idee, e quel pizzico di testardaggine o passione per continuare a proseguire la propria strada.

Ringrazio l’editore per la disponibilità e la copia digitale del romanzo.

Dettagli sul libro

TITOLO: PER LA BRUGHIERA
AUTRICE: MARTINA TOZZI
PAGINE: 625 PAGINE
FORMATO: BROSSURA CON ALETTE A5 / EBOOK
PREZZO: 18,00 € (cartaceo); 5,99 € (ebook)
ISBN: 9791281026131; ISBN EBOOK: 979-12-81026-12-4


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Un Natale in compagnia di Elizabeth Gaskell

In questi giorni mi sto dedicando ad alcuni racconti a tema natalizio e non poteva mancare un tocco di Elizabeth Gaskell!
Oggi minata facendo compagnia il racconto “Un Natale di sole e tempesta”, di Elizabeth Gaskell pubblicato da Vintage Editore e tradotto da Sara Minervini.
Una lettura di una delle mie scrittrici preferite per questa vigilia, una storia luminosa e piacevole, con tocchi di ironia e atmosfere natalizie e che tocca argomenti cari alla Gaskell.

Un Natale di sole e tempesta è un testo che ha il sapore dei racconti tradizionali, ci consegna un messaggio di speranza, unione e solidarietà, ci parla della strada per arrivare alla condivisione, del superamento dei dissapori e di differenze che non sono più ostacoli, ma punti di partenza e occasioni di incontro.
Una storia che vi invito a scoprire e che, come scrive Sara Minervini, è un “classico racconto dal sapore un po’ fiabesco che si narra, in una fredda sera invernale, e magari proprio la sera di Natale, con la famiglia raccolta attorno a uno scoppiettante caminetto per sorridere un po’.”


Trama 📚🎄
Nella gelida atmosfera di un Natale vittoriano, una coppia di tipografi, Jenkins e Hogdson, dipendenti di due giornali concorrenti, insieme alle rispettive mogli, si trovano ad affrontare peripezie e vicissitudini che solo lo spirito delle feste saprà sanare.
Tra gatte dispettose, antiche carole, salsicce e tortini di carne, Elizabeth Gaskell regala ai lettori una brevissima novella piena di ironia, senza dimenticare che il Natale è soprattutto amore per il prossimo.

Buona vigilia!

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Cozy crime per tutti i gusti…

Hotel Discordia di Sara Petrolini

Torno, districandomi tra famiglia e lavori arretrati, per raccontare finalmente una delle belle letture che hanno allietato le mie ore e le mie pause.

Dopo la scoperta, quasi un anno fa, di La verità è figlia del tempo di Sara Petrolini speravo in una sua nuova storia e fresca uscita, tanto più che il primo romanzo giallo che ha pubblicato (L’uomo nella foto) è, purtroppo, fuori stampa da un po’ (ma aspettiamo fiduciose una ristampa:)). Per questa ragione, sono stata davvero lieta della sua nuova storia edita da Segreti in giallo e dal titolo Hotel discordia.

Ho avuto il piacere di leggere Hotel discordia nei giorni scorsi, giusto grazie a Sara, che ho conosciuto condividendo e parlando di bei libri proprio tramite instagram, e ne sono rimasta molto colpita.

In queste nuove pagine non incontriamo Teresa, la sua archeologa attratta dalle indagini, ma una serie di nuovi personaggi guidati da Alice e Guglielmo Finzi: divertenti, ironici, bizzarri e, naturalmente, pure in tal caso coinvolti nella soluzione di un delitto.

Un po’ di trama:

Guglielmo Finzi, professore precario di greco e latino, ha ricevuto un’eredità da parte di una zia: un vecchio hotel, un tempo di un certo fascino, ormai piuttosto malandato e chiuso da anni. Cosa farne? L’uomo, pacifico e digiuno di questioni economiche e alberghiere chiede il parere e l’aiuto della sorella Alice, manager e assai meno pacata del fratello.

Alice coinvolge subito il fratello in un avventuroso sopralluogo nell’edificio, che sorge in una zona tranquilla e piacevole ma ormai con poca attrattiva turistica. Mentre i due esplorano la proprietà la donna ha un’illuminazione che prende spunto dal proprio carattere vivace: aprire sì un hotel ma che sia un luogo dove esprimere tutta la propria personalità e quindi pure la propria rabbia, emozione che talvolta lei stessa vorebbe esternare in modo sano. Un luogo dove incoraggiare i conflitti ma rigorosamente contenuti entro dati limiti, stabiliti da un contratto, e con un accompagnamento.

In poco Alice persuade Guglielmo, e così parte l’esperienza dell’Hotel discordia, per cui i due mettono insieme uno staff particolare. Naturalmente gli ospiti sono guidati nel percorso da uno psicologo, amico dei Finzi, che programma le attività e segue l’espressione delle emozioni represse. All’albergo si creeranno poi attività varie e inerenti e, soprattutto, camere a tema.

Una soluzione che, se nelle prime giornate, sembrava quanto mai assurda a Guglielmo, in poco tempo diviene quasi rassicurante e ben organizzata, oltre al fatto che le prenotazioni iniziano ad avere un buon andamento. L’albergo ha un suo staff e un’offerta che si fa sempre più personalizzata.

Una mattina, però, un delitto sconvolge la routine dell’hotel: una delle clienti viene trovata morta. All’arrivo della polizia partono le indagini, guidate dal commissario Russelli. Alice e Guglielmo collaborano subito con l’uomo non sono solo turbati per l’evento, ma sperano anche in delle indagini attente e veloci, in modo che l’attività appena avviata con gran impegno non naufraghi miseramente dopo pochi mesi.

Ma, effettivamente, come si renderà conto il commissario Russelli, l’idea di Alice, pur assai bizzarra ha il suo fascino oltre a fornire un nutrito numero di sospettati tra gli ospiti e, forse, pure tra lo staff.

Così Alice e Gugliemo inizieranno a chiedersi chi possa essere il colpevole, indagando e domandandosi chi abbia veri motivi di risentimento, cercando di capire chi, in un simile contesto, simuli conflittualità, chi la nasconda e se dietro le apparenze si nasconda anche molto altro.

I due fratelli, con Russelli, si troveranno a scoprire che potrebbero esserci molti più aspetti poco chiari e nascosti di quelli che pensavano di trovare tra i loro litigiosi ospiti.

Com’è stata la lettura:

Lo ammetto, l’idea iniziale dell’hotel mi aveva incuriosita molto e mi chiedevo come sarebbe stata la sua resa su carta e all’interno della trama.

Molto bene! L’autrice ha saputo sorprendermi annullando, poco alla volta, con la sua narrazione vivace le mie incertezze. Un po’ come Guglielmo!

Il progetto dei soggiorni proposti ha il suo fascino, un tocco di follia, forse, ma ben curato da Alice e da un iniziale recalcitrante Guglielmo e crea una cornice interessante in cui far muovere le indagini. ela ricerca del colpevole. Inoltre, la trama si completa con uno staff di collaboratori dell’hotel, variamente assortito e dalle possibili doppie vite, e di un gruppo di ospiti assai interessati e particolarmente adatti a creare un’ottimo nucleo di sospettati, sebbene in apparente (?) ricerca di tranquillità e di uno sfogo consentito.

Non mancano quindi personaggi che potrebbero nascondere più segreti di quanto si potrebbe pensare. Infatti, in più di un’occasione, l’apparenza inganna e le indagini ufficiali e “dilettanti” si intrecciano cercando un ordine, una ragione e un colpevole.

La scrittura scorre piacevolmente e invoglia a proseguire. Scorgiamo con partecipazione e curiosità la nascita dell’hotel, a partire dall’idea iniziale di Alice, i lavori, fino all’assunzione e la conoscenza dei collaboratori, con risvolti più ironici, e con l’inevitabile fascino di un hotel in una valle ridente.

Per me è stato facile affezionarmi ai protagonisti, alle loro bizzarre trovate (se vogliamo già il titolo e le prime pagine ce ne danno un saggio), e al fatto che Alice e Guglielmo siano – da bravi fratelli – l’opposto l’uno dell’altro, ma uniti. Il commissario, che guadagna l’incondizionata ammirazione di Guglielmo poiché è uno dei pochi al mondo che riesce a “placare” e zittire la sorella, equilibra bene il gruppo e si troverà, di fatto, a collaborare con i due proprietari. E Russeli dona, come Guglielmo, in parte, voce ai primi pensieri dei lettori più dubbiosi sul progetto di Alice: insomma l’uomo è combattuto tra l’indubbio fascino dell’iniziativa e la sensazione che sia quanto mai bizzarra e portatrice di ulteriori guai.

Penso che Hotel discordia sia il romanzo giusto se siete alla ricerca di un giallo, un testo adatto per una bella pausa di sano svago e relax, un cozy crime particolare e divertente per indagare tra le pagine in buona compagnia. Un libro che – chissà, io lo spero (ma sono di parte) – potrebbe gettare le basi per nuove avventure di Alice, Guglielmo e Russelli, magari in una nuova (o doppia?) versione dell’hotel, che sembra intravedersi nelle ultime righe… e di cui sarei curiosa di conoscere gli sviluppi, così come prosegue la storia di altri personaggi incontrati.

Ringrazio l’autrice per la copia digitale del romanzo.

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📚Cover Reveal 📙

In uscita il 12 settembre il nuovo cozycrime di Sara Petrolini @cozyreadings_latteebiscotti Hotel Discordia per Segreti in giallo edizioni @segretibellecuore

Qualche dettaglio sulla trama📖:

Guglielmo è un Professore di Greco e Latino, un precario. Alice è una manager con due matrimoni alle spalle e problemi di gestione della rabbia. Sono fratello e sorella, i Finzi, ed ereditano da una zia un albergo in una piccola località di montagna. Insieme decidono di trasformare la struttura in un luogo molto particolare, l’Hotel Discordia. L’albergo fornisce ai propri ospiti un servizio decisamente singolare: chi soggiorna al Discordia è completamente libero di esprimere sé stesso e la propria rabbia. Lontani dal politicamente corretto gli ospiti possono sfogarsi e dare voce alle emozioni represse. Come? Grazie a camere a tema, studiate sui diversi profili possibili dell’individuo represso; grazie alle insolite attività proposte dalla struttura; grazie al gruppo di ascolto guidato dallo psicologo amico dei fratelli Finzi. I conflitti sono incoraggiati, ma contenuti entro precisi limiti stabiliti tramite contratto. E così ciò che altrove sarebbe bizzarro, all’Hotel Discordia è la prassi, e con il tempo diventa persino una routine rassicurante. Un evento inaspettato, però, interviene a turbare il precario equilibrio degli ospiti e dello staff dell’albergo: una cliente viene trovata morta. La polizia inizia la sua indagine, ma niente è come appare. E come è possibile trovare il colpevole se tutti sembrano avere almeno una buona ragione per uccidere? Come si può distinguere la verità dalla finzione, quando ogni litigio è bene accetto, e tutti sembrano seguire lo stesso copione? L’unica soluzione possibile è pensare fuori dagli schemi, e i fratelli Finzi sono forse i più grandi esperti nel campo.

A presto per nuovi dettagli! 🌷

Novità promettenti, quindi! E dopo aver scoperto il Blog di Sara e letto uno dei suoi gialli precedenti (La verità è figlia del tempo) non mi resta che aspettare l’uscita del romanzo, appuntamento il 12 settembre…

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Letture “rinfrescanti”: Ljubov’. La neve tra le betulle

Ljubov’. La neve tra le betulle

di Antonella Iuliano

Oggi desidero raccontarvi una delle mie ultime belle letture, che merita davvero di essere gustata. 

Molti di noi stanno preparandosi a gustare qualche giorno di vacanza, magari nelle prossime settimane, e le temperature estive rendono piacevole pensare a temperature meno calde.

Così, per l’occasione, vi propongo una lettura rinfrescante e avvincente che ho conosciuto grazie alla proposta dell’autrice, si tratta di Ljubov’. La neve tra le betulle di Antonella Iuliano. L’autrice è stata davvero gentile e carina e, grazie e tramite la casa editrice Genesis Publishing, mi ha fornito l’ebook del romanzo. 

La trama in breve:

La storia è ambientata in Russia, a Leningrado e nel paese, poco distante di Vyrica. 

Si tratta del proseguimento del precedente romanzo di Iuliano: Ushanka. I ponti di Leningrado, ma la lettura procede benissimo anche senza conoscere le vicende lì narrate, io stessa non ho avuto alcuna difficoltà (solo la curiosità finale di scoprire gli eventi che hanno coinvolto, in passato, i nostri protagonisti). 

È il 1964, Yurij Metjanov lavora a Leningrado in un negozio di colbacchi, ha un legame saldo e affettuoso con il fratello più grande Pasha, e con Alexandra e il nipotino. Tuttavia il ragazzo sembra, soprattutto agli occhi attenti del maggiore, meno vivace, forse rassegnato e Pasha vorrebbe per lui qualcosa d’altro, magari pure l’amore per una ragazza. Yurij, però, sembra non pensarla allo stesso modo, ha la sua vita, il lavoro e preferisce essere lo zio affettuoso del bambino del fratello e dedicare attenzione a fare divertire lui e i piccoli loro vicini, aiutarli nei loro giochi, più che alle fanciulle. 

Un giorno, nel silenzio quasi irreale del cimitero di Tichvin, dove Yurij si è recato di nascosto e in solitaria per cercare la tomba dello scrittore Fedor Dostoevskij scorge, proprio davanti a quella stessa tomba, una ragazza, con fluenti capelli castani che scendono sotto il colbacco. È strano, non solo perché in quegli anni il cimitero è poco frequentato, ma anche perché è vietato leggere il grande autore russo, i suoi romanzi non sono più stampati. 

La ragazza è ferma, in raccoglimento dinnanzi alla tomba di Dostoevskij, vi ha deposto un fiore. I due hanno uno scambio di sguardi, sorpresi e furtivi, e lei gli cede il posto e fugge via, senza dire una parola. Yurij non riuscirà a raggiungerla. 

Qualche sera successiva, durante una festa, il nostro protagonista accorre nel paese vicino per dare aiuto dopo un incidente, e scopre che che è lì che vive quella che chiama nella sua mente “la ragazza di Dostoevskij”. Lì la vede, in compagnia di una bimba dal cappottino rosso. 

Nei giorni successivi Yurij andrà alla ricerca della donna, tra le isbe e la neve e tra i fusti leggeri delle betulle e, finalmente, entrerà in contatto con lei: Nina, la ragazza di Dostoevskij. E proprio il grande autore, nascosto e “illegale”, li unisce più di quel che si pensa. 

Non racconto altro sulla trama per non rivelare troppi dettagli, ma i nostri protagonisti si doreranno davanti una realtà complessa, degna di un grande romanzo russo, che rimetterà in gioco vicende passate e di cui credevano di sapere tutto, storie che risalgono fino ai tempi dell’assedio nazista di Leningrado. 

La mia opinione sulla lettura:

Il romanzo di Antonella Iuliano scorre in maniera appassionante, tra paesaggi innevati, betulle, slitte, isbe colorate e calde e manicaretti tradizionali, con una scrittura che ci trascina pienamente dentro la storia. Ci porta con sé sia nelle pause silenziose tra la neve, sia nelle grandi prospettive della città o nei locali.

Da lettrice che si è innamorata presto dei grandi romanzi di Dostoevskij ho apprezzato molto che questo scrittore sia il filo rosso che unisce i personaggi. Come ho amato l’attenzione che viene riservata alla sua lettura clandestina, dato che venne vietata la stampa e la lettura delle sue opere, così che le copie che erano sfuggite alla distruzione erano come tesori, ma assai pericolosi da conservare e leggere in estrema solitudine, per la propria sicurezza. 

Questi aspetti sono molto interessanti e trovarli inseriti nel romanzo mi ha lasciato la spinta e il desiderio di approfondire l’argomento – che conoscevo solo in piccola parte – oltre alle preziose indicazioni che Antonella fornisce nel suo testo e nelle note, ben curate. Per cui debbo ringraziarla anche di aver riacceso questa curiosità in me.

L’autrice è riuscita a calare con naturalezza usanze, luoghi termini e pietanze tradizionali russe nel racconto, tratteggia gli spazi così attentamente da renderci facile immaginarli nella loro bellezza (lo stesso, lo confesso, vale per i dolci e la loro bontà). 

Il libro mi è piaciuto molto, personalmente lo ho trovato bello e avvincente, con il giusto ritmo, calato nei fatti della Storia più recente: in un periodo degno di essere conosciuto più dettagliatamente, e credo che lo spunto per questi proseguire con gli approfondimenti possa nascere proprio da questo bel romanzo.

Nelle pagine di Ljubov’. La neve tra le betulle i protagonisti, pur dovendo fare i conti con trascorsi dolorosi, trasmettono una grande speranza, bellezza, e un amore per il bello (molto) che si incontra, una speranza per il futuro e, dopo delle difficoltà, una nuova vita felice, forse inaspettata ma attesa e desiderata.

Desidero ringraziare la casa editrice e l’autrice per la cortesia e la copia digitale del romanzo.

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Recensione:

Una lettera da Monaco, Meg Lelvis

Dopo qualche tempo di assenza torno per raccontare una recente lettura assai significativa, in parte diversa da argomenti storicamente meno recenti o da trame gialle. Tuttavia, in un certo qual modo, abbiamo indagine e una narrazione che si muove tra passato e presente, oltre al fatto che l’autrice del libro di cui vi parlo ha creato un personaggio che ha reso protagonista, in altri volumi, anche di alcune indagini vere e proprie e storie poliziesche.

Oggi, infatti, voglio parlarvi di un intenso e bel romanzo edito da Vintage Editore, testo che ho avuto modo di conoscere in anteprima al Salone del Libro, e di cui ringrazio molto la casa editrice per la copia e il privilegio della lettura.


Si tratta del libro che inaugura la nuova collana Vintage War: Una lettera da Monaco di Meg Lelvis.
Il romanzo si muove tra la contemporaneità e, tramite lettere e racconti, gli anni della seconda guerra mondiale.


Ecco qualche anticipazione sulla trama


Jack Bailey è un ex poliziotto americano che conserva il ricordo doloroso di un padre, morto tempo fa, che non è affatto quello che vorrebbe, sono memorie amare composte di alcol e scatti d’ira.
Nelle ultime settimane la madre di Jack ha ritrovato una scatola di oggetti del marito e la ha affidata ai suoi due figli maschi: possono controllare, forse c’è qualcosa che vogliono conservare. E, dopo un primo sguardo distratto, i fratelli ritrovano una fragile lettera, da Monaco, in parte in un inglese semplice e tedesco, spedita dalla Germania e scritta da una donna, Ariana Shroder. Le parole non lasciano dubbi circa una conoscenza molto intima: che sia un amore passato del defunto padre, allora già sposato?


I due fratelli sono increduli davanti all’ipotesi di una storia fuori dal matrimonio e in terra germanica proprio durante la guerra che il padre ha combattuto. Il tutto con ancora vivo quei suoi ricordi non facili, né affettuosi. Così i due Bailey decidono che Jack andrà in Germania a cercare informazioni sulla donna della lettera.

L’ex-poliziotto ha pochi indizi, una città, un nome di donna (forse morta?) , e sa che il padre ha combattuto come soldato in Germania e che giunse, con la propria divisione, a Dachau.

La scusa ufficiale, soprattutto per la madre, è quella di una vacanza con l’amico e collega Sherk dai suoi parenti tedeschi, per visitare pure qualche luogo che vide il padre.

Jack sa, in teoria, che il genitore deve aver vissuto qualcosa di terribile ma il ricordo dei suoi comportamenti successivi è quello più vicino e vivo nella sua mente.
Jack, con l’amico Sherk, arriva in Germania, conosce i parenti del collega e viene da loro accolto con affetto. Dopo i due inizieranno la loro particolare indagine.
I due uomini, ognuno con le proprie preoccupazioni e ferite, cominciano la ricerca della donna che era entrata in contatto con il padre di Jack. L’ex poliziotto è diviso tra il desiderio di sapere e il timore di ciò che potrà trovare, mentre molti di coloro che incontra hanno un grande pudore e riservatezza sull’argomento del conflitto.


Poco alla volta, tramite i racconti di Renate, Jack e noi con lui, sapremo la verità su suo padre e Ariana. La ragazza faceva parte famiglia all’apparenza come tante, che viveva nel paesino di Dachau.


La narrazione storica segue, attraverso le vicende dei protagonisti, il consolidarsi del nazismo, tanti strani cambiamenti, i genitori, la guerra e, infine, la conoscenza tra Ariana e il padre di Jack.
E avremo modo di scoprire la voce di entrambi. E di addentrarci con l’ex poliziotto nelle scene terribili che entrambi videro e l’uomo dovrà valutare la possibilità di fare pace con l’immagine paterna, una volta conosciuta realmente la sua esperienza, che visse in un’età assai giovane.


Ringrazio davvero di cuore Vintage Editore per avermi offerto la possibilità di conoscere e leggere questo romanzo.


È un bel libro, intenso, a tratti con descrizioni più crude, che parla della guerra, dell’orrore, ma anche della possibilità di riprendere e ricominciare una vita dopo tanto dolore visto o vissuto e di come i protagonisti possano superarlo, o tentare di farlo, senza rimuoverlo.
Un romanzo che parla di Storia, di una delle sue pagine più inquietanti, che si sofferma anche su reduci e sopravvissuti, sulle ferite profonde e cicatrici che una guerra lascia nel corpo, nell’animo e nella psiche delle persone. E dei loro familiari. E del tempo necessario per superare tutto ciò per sopravvivere, senza tagliarlo via, di come certi vissuti si portino qualcosa dietro oggi.


Ci sono alcune pagine tratti dolorose ma seguite da altre con una speranza.
Sono letture e argomenti che non sempre affronto a cuor leggero ma che servono. Un libro che va affrontato nel momento giusto e che conclude non con solo dolore ma con la speranza che ne nasce e la riscoperta dei rapporti umani, e come siano loro a fare la differenza e a portare avanti speranza e speranza consapevole.
Aggiungo che credo possa essere una lettura che si può prestare per proseguire la conoscenza e come strumento anche dal punto di vista più “didattico“, che grazie a una narrazione e traduzione interessante ci porta a scoprire aspetti più umani della Storia studiata e nota. Il libro fornisce poi spunti interessanti, crea l’occasione per approfondire tramite le sue pagine argomenti particolari, che non sempre emergono nella trattazione più comune, su tutti l’Aktion T4.


Insomma un libro intenso che è bello conoscere e che affronta un argomento doloroso tramite le storie umane delle persone protagoniste, una lettura utile, bella e significativa, che offre uno sguardo sulle vite quotidiane delle diverse persone in quegli anni, di scelte, impotenze, paure e molto altro.

Indubbiamente un romanzo che potrebbe prestarsi assai bene per una serie tv o una trasposizione cinematografica per conoscere di più su questo periodo storico.

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Racconti di ispirazione austeniana:


Oggi riesco finalmente, dopo infiniti ritardi, a parlare dei bei racconti di Francesca Tamani pubblicati nella raccolta La formula di Jane Austen editi da Kriss editore.

Desidero ringraziare di cuore l’autrice per avermi proposto e inviato le copie di questo libro insieme a Virginia Woolf e la torta al cioccolato e Luoghi comuni (di cui parlerò prossimamente).

Dato il mio amore per la Austen non potevo che partire da questa piacevole raccolta che deve proprio alla scrittrice inglese il nome e la nascita.
I racconti si susseguono prendendo spunto e scaturendo da diverse citazioni austeniane, una per episodio. Sono frasi che offrono al lettore l’occasione per ritornare tra righe familiari e portarle con sé nella giornata.
Francesca Tamani parte proprio da una frase di Jane Austen, “Ricordate del passato solo ciò che vita piacere”, e ne fa la sua personale, e declinabile per ognuno, formula di Jane Austen. E così narra con naturalezza tanti episodi che si collegano ad altrettante citazioni, o riflessioni che prendono le mosse dalla amata Jane e si allargano alla vita, quotidiana e non, e ai ricordi.

Ammetto di non leggere molto spesso racconti, non sono facilmente nelle mie corde, forse ho una malsana predilezione per testi lunghi – a volte anche troppo, lo confesso – ma non ho resistito alla cara Austen e, soprattutto, l’autrice è riuscita a creare tanti episodi scorrevoli, che si leggono con facilità e curiosità, storie piacevoli da scoprire, in cui ritrovarsi o con cui confrontarsi.
Ho trovato delle pagine confortevoli, che ricordano quasi’ gli appuntamenti, per un tè o un pranzo, con un’amica che non si vede da un po’ e con cui trascorre il tempo a ricordare diversi momenti condivisi, in successione come tanti coralli di una collana, o ad ascoltare le recenti novità.
Un libro interessante se si amano Jane Austen, i racconti, i lati più riflessivi, ma anche le occasioni per fantasticare e i riferimenti letterari. Un libro da portare in borsa per ritagliarsi un po’ di tempo per sé e per i propri ricordi, magari proprio con la sfida a trovare la propria personale formula di Jane Austen.

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Libri e libretti dal Salone del Libro

📚Nuovi arrivi 📖

La settimana del Salone del Libro sono stata a Torino incastrando un giro tra stand e incontri.

Ho sbirciato, sfogliato e conosciuto un po’ meglio alcune realtà editoriali interessanti, fatto acquisti e persa a guardare. Ho avuto qualche difficoltà a inserire parte delle presentazioni e ho preferito andare con calma a ritmi umani. Ammetto di essere piuttosto soddisfatta perché ho comprato, con qualche cedimento, ma con abbastanza strategia, scegliendo dei titoli in ebook perché non ho ancora una nuova libreria, lo spazio latita e poi per le borse la schiena ringrazia.

Ed eccoci qui:

📖Inevitabile tappa allo stand Libraccio in cui ho recuperato un classico e non ho resistito alla borsina portalibri/spesa/eQuelCheServe.

📖Ho finalmente preso Il Conte di Mazara di Dumas delle edizioni Il palindromo che avevo avvistato da un po’.

📖Tappe gustose da Caravaggio Editore, che con la collana dei classici ritrovati è sempre ricca di bei titoli.

📖Nuove traduzioni e titoli belli da Utopia editore, di cui guarderò ancora il catalogo cercando con calma i prossimi acquisti

📖 Da un po’ volevo iniziare la serie del commissario Incantalupo di Paolo Domenico Montaldo per Yorwas editore , libro che ho avuto modo di conoscere grazie a Lettrice con sentimento e che mi attira molto per l’insieme trama gialla+Torino. Un #gialloincantalupo con un esordio intenso che leggerò a breve☺️. 📖

Questo Salone è stata l’occasione per conoscere dal vivo le ragazze di Vintage Editore (grazie Anna Maria Corda e Sara Minervini, rispettivamente@anny_with_a_why e @_sara_minervini su Instagram!💕) e scoprire con loro l’anteprima del nuovo romanzo, della collana War, Una lettera da Monaco (nelle storie Instagram dettagli in più).

Poi, già che eravamo lì, a raccontarci i nostri romanzi amati tra le varie uscite ho rimediato e preso un cozymistery dal sapore inglese che mi mancava☕: Omicidio all’inglese.

📖Ho trascorso un po’ di tempo allo stand di Altre Voci editore e, visto le loro ultime belle uscite, e ho individuato il mio prossimo ebook in Berith di Matteo Corvino che ha una trama assai stuzzicante🙂, ma il catalogo è vario, date pure un’occhiata!

📖infine due extra che avevo già dal mio libraio Sorelle di Maurizio de Giovanni e

Le aquile della notte di Alice Basso che ho, come lo scorso anno, portato a fare un giro nella sua “casa” a Torino.

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Collaborazioni librose: La scrittrice senza tempo

La scrittrice senza tempo, di Monica Brizzi

Qualche tempo fa ho letto, grazie alla collaborazione con More Stories, La scrittrice senza tempo di Monica Brizzi, brava autrice che ho incontrato tra le pagine di Instagram e che ringrazio.

La scrittrice senza tempo, lo ammetto, è un romanzo che è lievemente oltre le mie consuete abitudini di lettura, una storia che, però, ero curiosa di scoprire, tra le altre ragioni, anche per la particolarità e le caratteristiche della protagonista, Bianca, che me la avevano resa una figura di cui volevo sapere di più. E poi la ricerca di un luogo da chiamare casa che si snoda lungo la trama, insieme alla ricerca del primo amore.

Sì tratta di un libro in cui si mescolano ricordi di terre e viaggi e una inaspettata (almeno per la protagonista) voglia di casa. Un luogo caro, stabile, aperto a chi incontriamo e con delle relazioni degne di essere dimora accogliente.
Bianca proviene una bizzarra famiglia che la ha sempre trascinata in giro per il mondo, tra lavoro e paesi differenti, ma senza una vera e propria casa a cui tornare.

La ragazza ora si è costruita un mestiere affascinante: la scrittrice, appunto. Una scrittrice già famosa e che, a ogni nuovo libro, cambia luogo dove risiedere, ma sempre temporaneamente. Così la nostra protagonista arriva in Italia, ad Arezzo, sceglie una casa, per una ragione, e inizia a provare a farne la propria casa, fissa. E forse una casa non solo per sé ma per un noi. È qualcosa di quasi assurdo scegliere una casa, per lei che non ne ha mai avuta una vera alla fine di ogni viaggio. E, nel frattempo, il piccolo condominio le si affeziona, in modo apparentemente casuale, lento e naturale nascono legami di amicizia e quasi di famiglia. Come non ha mai sperimentato. Bianca si coinvolge nella vita di chi le sta accanto, senza che ciò appaia uno sforzo, scaturisce dal momento, semplicemente e senza premeditazione. Sono passi di avvicinamento, con tappe da amica, sorella, consulente di coppia e vicina.

E in tutto ciò vi è sullo sfondo, come nota che persiste, una carovana di ricordi che escono da una scatola di latta, da foto e da lettere.

C’è uno strano incontrarsi con Ian, una specie di rincorsa che dura da anni, ma sempre spezzata dalla paura di una casa, vera, di Bianca. Ian, che compare con le sue riflessioni a capitoli alterni, e che forse potrebbe essere perduto per sempre, a furia di lasciarsi raggiungere Bianca potrebbe averlo dato per scontato, così come per lui, lei?

Un romanzo che è stata una lettura gradevole, un intermezzo leggero, pur essendo un genere a cui sono poco abituata e che frequento solo in alcune occasioni.

Bella idea per la trama, scrittura che scorre placida, ed è piacevole lo scoprire una famiglia di cuore inaspettata in rapporti di amicizia e vicinato.
Ho apprezzato molto che lo scambio dei capitoli di Ian e Bianca non sia meccanico e regolare, come spesso in libri del medesimo genere, che personalmente (che ci volete fare) mi crea un po’ di stanchezza e fatica/fastidio nella lettura se troppo rigida come alternanza, qui il passaggio è assai più naturale e segue gli eventi.
Un romanzo adatto se siete alla ricerca di una storia d’amore, descritta in maniera delicata da entrambe le parti. Un romance per una pausa soleggiata, che considero leggero e gradevole, descrittivo, dal profumo primaverile, con il sapore dei viaggi e di mete lontane ma insieme alla fragranza dei sapori di casa, incentrato sulle seconde occasioni e sul superamento di ostacoli e incomprensioni.


Una menzione speciale anche per l’aspetto grafico della copertina che, effettivamente, ha catturato subito il mio occhio.


Ringrazio la Casa Editrice per la copia digitale del libro.

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#AdottaUnLibro per il Salone del Libro di Torino 2023

Jane Austen Society di Natalie Jenner per Vintage Editore

#adottaunlibro

Che in questi prossimi giorni siate o meno al @salonelibro approfitto dell’occasione per un piccolo consiglio di lettura. Scelgo un libro di @vintageeditore di cui sono particolarmente affezionata e di cui sono madrina per l’evento torinese: il romanzo di esordio di Natalie Jenner, Jane Austen Society che Vintage ha scovato, portato in Italia e tradotto. Una storia che narra come persone assai diverse si ritrovino unite dall’affetto e dalla passione per Jane Austen e le sue opere, alcuni di loro la hanno scoperta da poco mentre per altri è un’amica di lunga data. La storia parte proprio da Chawton House, l’ultima casa di Jane Austen, e i suoi dintorni. Casa, libreria, beni e tenuta che, alla morte del proprietario, rischiano di andare venduti. Ma alcuni di coloro che vivono e lavorano al villaggio pensano a come evitarlo e preservare quello che percepiscono come un patrimonio di tutti, e di tutti coloro che amano Jane, a cui si sentono misteriosamente uniti. Sono uno strano gruppo, composto da uomini e donne con età e storie diverse: tra cui un medico, un’insegnante, una domestica, un bracciante… E partecipa inaspettatamente un’attrice di Hollywood. Uniranno le loro forze creando, appunto, la Jane Austen Society. È un romanzo che ho amato molto, parla di ciò che ci regala la lettura, una storia che offre tante occasioni per ricordare, citare e ragionare sui romanzi austeniani, inoltre, genera tantissima voglia di riprendere in mano le opere e (perché no?) rileggerli ancora una volta. Jane Austen Society racconta quello che accomuna i lettori quando si imbattono in un’anima affine, anche e, soprattutto, ciò che ci unisce alle opere che, dopo secoli e riletture, non smettono di dirci qualcosa di noi. Jane Austen Society è un’ottima occasione per tornare nei luoghi e tra le pagine della Austen e per affezionarsi a nuovi personaggi. Ho conosciuto Vintage editore come lettrice proprio poco prima dell’edizione di questo romanzo e vi consiglio di dare un’occhiata al loro catalogo se amate le variazioni austeniane e sui classici, o l’ambientazione inglese, un tocco di regency o i cozy mystery: potreste trovare i vostri fornitori di storie 😉

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Blog Tour Una donna fuori dal comune.

Il ballo

La catena di eventi che si dipana tra le pagine del romanzo Una donna fuori dal comune di Darcie Wilde edito da Vintage Editore prende le mosse proprio da una delle sale più note ed esclusive della Londra della Reggenza, uno dei luoghi citati spesso tra le pagine della Heyer, o delle più recenti trame dei regency anche contemporanei, Almack.  Parte dei personaggi si muovo tra queste stanze o vi sono strettamente legati. Ma, sicuramente, tra gli eventi principali che si svolgevano in questo edificio vi è un vero e proprio simbolo della società inglese del tempo: il ballo

Balli descritti e ricordati anche in queste pagine. Nella trama di Una donna fuori dal comune Almack è il luogo di un delitto, un corpo senza vita viene ritrovato: è questo l’evento misterioso che innesca l’indagine di Rosalind. Tuttavia questo evento immaginario avviene nelle sale di Almack: sinonimo di raffinatezza e grandissima esclusività, luogo di ritrovi e balli, debutti e Stagioni londinesi.

E’ proprio questo il contesto in cui Rosalind si muove, silenziosa, osservatrice e con la sua abilità nel risolvere situazioni delicate. Una donna capace di stilare precise e strategiche liste di invitati a balli e cene, di tessere relazioni e seguire gli eventi. 

Come si nota da molti romanzi del tempo, o composti successivamente, i balli hanno una loro struttura, piuttosto fissa e – per molti di noi lettori – affascinante nel loro rituale. La maestra della descrizioni dei balli è, indubbiamente, Jane Austen che ha regalato ai lettori alcune delle migliori scene descritte (e talvolta trasposte molto bene sugli schermi). 

Come traspare facilmente dalle pagine di Darcie Wilde queste occasioni mondane, tra abiti eleganti e musica, sono un nodo fondamentale per la società del tempo: momenti privilegiati per stringere conoscenze, accordi, alleanze e, ancor prima, per un iniziale e piccolo contatto tra uomo e donna. 

Sappiamo che i giovanissimi prendevano lezioni di danza in casa, con insegnati privati, per poi poter trovarsi a proprio agio nel corso di questi eventi chiave all’interno del percorso in società, sia per la conoscenza tra giovani in età da matrimonio. 

Ogni ballo, naturalmente, prevedeva un serie di impegni e incombenze preparatorie per i partecipanti che andavano dagli abiti agli accessori, alla scelta del colore più adatto. Sappiamo già dai romanzi austeniani, o da testi più recenti o da serie e film, come fosse fondamentale apparire al meglio durante una danza, quasi una necessità per poter essere ben accetti nella società, tanto quanto conoscere i passi e la corretta etichetta. 

immagine dal web

I più classici sei romanzi della Austen non accennano più di tanto i nomi della danze che, spesso, trovano invece maggior spazio nei libri regency di autori più recenti, o descritti con qualche dettaglio in più dalle pagine della Heyer. É il caso del valzer, che venne introdotto in Inghilterra solo nel 1812 e che era rigidamente regolato, già all’interno di Almack. 

Durante il periodo della reggenza esisteva una distinzione tra un ballo pubblico, a cui si poteva accedere acquistando un biglietto, e un più esclusivo ballo privato. Diverso è il caso dei balli tenuti presso i circoli esclusivi di Londra, o di altre città, come Bath. A Londra, in questo periodo storico, ottenere l’ingresso ad Almack era davvero difficile. Infatti, per potervi accedere era necessario che la persona fosse presentata alle patronesse, le donne che controllavano l’esclusività degli accessi – e che conosceremo nel corso del romanzo della Wilde – e ottenere l’approvazione da tutte loro. Solo in seguito era possibile, infatti, acquistare i biglietti di ingresso per gli eventi. Qui, i balli si svolgevano il mercoledì sera, e naturalmente si trattava di serate frequentate dalla figure più in vista del tempo, il cosiddetto ton.

In una società assai attenta alla reputazione, agli schemi e classi sociali e che ben controllava gli incontri tra gli esponenti del sesso opposto era già complesso incontrarsi e fare conoscenza, e un ballo era il momento in cui tutto ciò era concesso, e anzi incoraggiato. Durante queste occasioni ai giovani era concesso parlarsi e sfiorarsi in pubblico, sebbene guidata da alcune regole: non accettare un ballo equivaleva a non ballare più, inoltre non era buona educazione chiedere più di due balli di seguito alla medesima dama. 

Nelle sale in cui si danzava, di fatto, si metteva in scena quella che venne definita l’immagine stessa del corteggiamento attraverso i movimenti a tempo di musica, e tramite i tocchi tra i ballerini. Per tale ragione si temeva come non mai la goffaggine o la poca abilità in sala, e si rimediava con lezioni fin da giovanissimi (forse a qualcuno verrà in mente il particolare impaccio di personaggi come l’austeniano Mr. Collins…). 

Un ballo poteva durare fino a notte fonda e, per tale ragione, durante le serate private, era consuetudine prevedere un momento per rifocillassi con delle pietanze, un’occasione ulteriore per mostrare la posizione sociale e importanza del padrone di case, al pari delle candele e della sistemazione. 

A presto con le prossime tappe!

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BlogTour in partenza: Una donna fuori dal comune di Darcie Wilde

📯Novità, novità in arrivo! 🎉

A breve partirà un nuovo BlogTour dedicato a Una donna fuori dal comune di Darcie Wilde edito da Vintage editore, per la prima volta in traduzione italiana.

Con le compagne di lettura ci stiamo immergendo in un’atmosfera regency densa di misteri da sbrogliare, se siete curiosi di approfondire questa nuova uscita l’appuntamento è a partire dal 20 febbraio!

A presto!

BlogTour organizzato da @the.mad.otter con @cassandra.lloyd.92 @bookbuchlivrelibro con @cozyreadings_latteebiscotti @silviadc76 @leggoancoradieciminuti @eleonora_delloste @lamoreperilibri

Ringrazio la casa editrice per il coinvolgimento nell’iniziativa e la copia digitale del romanzo!

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Ecco le prime tappe:

  • Chi è Darcie Wilde:
  • La Saga “I misteri di Rosalind Thorne”:

https://sites.google.com/view/librisullealidellimmaginazione/blog-tour-review-party/la-saga-i-misteri-di-rosalind-thorne-di-darcie-wilde?authuser=0